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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 13
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originale
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[13] Sed iam, ut omni me invidia liberem, ponam in medio sententias philosophorum de natura deorum. Quo quidem loco convocandi omnes videntur, qui, quae sit earum vera, iudicent; tum demum mihi procax Academia videbitur, si aut consenserint omnes aut erit inventus aliquis, qui, quid verum sit, invenerit. Itaque mihi libet exclamare ut in Synephebis:
"pro deum, popularium omnium, [omnium] adulescentium
clamo, postulo, obsecro, oro, ploro atque inploro fidem"
non levissuma de re, ut queritur ille in civitate fieri facinora capitalia:
"ab amico amante argentum accipere meretrix non vult",
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traduzione
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13. Ma ? ormai tempo che per liberarmi da ogni critica, porti in causa le opinioni dei filosofi sulla natura degli d?i. E
qui occorre che tutti siano chiamati a decidere quale di esse sia vera; e solo nel caso che s? verifichi un perfetto accordo
o si trovi qualcuno che abbia effettivamente raggiunto la verit?, io sar? disposto a tacciare di petulanza la scuola
academica. Mi piace perci? esclamare, come nei Sinefebi
? In nome degli d?i, di tutti gli abitanti di questa citt? e di tutti coloro che sono ancora nel fiore degli anni io
chiamo, invoco, supplico, prego, imploro e scongiuro tutti ?
non gi? per? a discutere su una bazzecola come ? l'orribile delitto commesso in citt? ?, di cui ci parla con le
lacrime agli occhi il personaggio della commedia:
? Una cortigiana (sono sue parole) si rifiuta di accettare denaro dal suo ragazzo ?.
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